Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore

Prezzo riervato al socio CRAL è di 7€

L’antico Foro di Neapolis

L’area archeologica, in cui sono visibili i resti dell’antico Foro di Neapolis, è il più rilevante sito archeologico presente nel centro storico di Napoli, sia per valore monumentale e topografico, sia per il suo inserimento all’interno del complesso angioino di San Lorenzo Maggiore.L’invaso irregolare di piazza San Gaetano è ciò che resta di un più vasto spazio aperto corrispondente al centro civile e religioso della città antica: quest’area è stata infatti da sempre riconosciuta come il Foro di età romana, coincidente a sua volta con l’agorà della città greca. Le indagini archeologiche hanno evidenziato che la sistemazione di epoca romana, databile al I secolo d.C., ricalcava un’organizzazione più antica. Già dal V secolo a.C., infatti, era stata disegnata al centro dell’abitato greco-romano una piazza che, sfruttando il pendio della collina, si era distribuita su due livelli, a monte ed a valle della plateia, poi decumanus maximus (strada principale), corrispondente all’attuale via Tribunali, con la necessaria edificazione di strutture murarie di contenimento e di una gradinata che collegava la zona inferiore, destinata alle attività commerciali, con la parte superiore, riservata a funzioni politiche. Una vera e propria area archeologica si estende oggi a circa 10 metri di profondità, sotto la chiesa di San Lorenzo Maggiore. All’interno del chiostro settecentesco è visibile parte del macellum, il mercato romano, databile alla seconda metà del I secolo d.C.: esso era costituito da uno spazio porticato rettangolare, su cui si aprivano botteghe, e da un cortile interno scoperto e pavimentato a mosaico, al centro del quale era collocata una tholos, un edificio circolare destinato alla vendita degli alimenti. Sono però i livelli inferiori dello scavo a chiarire la complessa strutturazione dell’intera zona. All’età greca rimanda il tracciato di una strada, uno stenopos, poi definito cardo (cardine) di Neapolis, messo in luce al di sotto del transetto della chiesa, ricoperta da un lastricato del V secolo d.C.. L’antica via correva lungo il lato orientale di un articolato edificio romano che, distribuendosi su tre ali, fungeva anche da sostegno artificiale della terrazza sovrastante, sulla quale era posizionato poi il mercato, contribuendo nello stesso tempo a definire la porzione inferiore del Foro. La costruzione si componeva di una serie di nove botteghe (tabernae), composte ciascuna di due stanze voltate a botte e aperte sulla strada, in cui si svolgevano attività commerciali e artigianali: vi si sono individuati un forno e vasche per la tintura dei tessuti. Alla fine del cardine, sulla destra, si giunge al criptoportico (mercato coperto), suddiviso in piccoli ambienti com uncinati e dotati di banconi in muratura per l’esposizione delle merci. Facevano eccezione solo tre di essi, che probabilmente costituivano l’erarium, dove era custodito il tesoro cittadino. Tale organizzazione rimase in luce fino agli ultimi anni del V secolo d.C., quando, colmata la zona da strati di natura alluvionale, si diede avvio alle successive trasformazioni culminate nel XIII secolo con la costruzione del convento e della basilica gotica, che comportarono la definitiva obliterazione di tutte le strutture precedenti. 

Il portale gotico del XIV secolo (Sala Capitolare)

A metà del lato est del chio­stro si apre l’ingresso alla Sala Capitolare, arricchito da un portale gotico del secondo quarto del Trecento, affiancato da splendidi finestroni a quadrifora e sovrastato da una lunetta ad arco ribassato. In quest’ ultima si riconoscono i residui, frammentari ma riconoscibili (e recentemente restaurati), di un affresco attribuibile ad un ignoto di stretta osservanza giottesca verso il 1340, raffigurante S. Francesco che dà la regola ai Minori e alle Clarisse, staccato anni orsono e conservato all’interno del Museo dell’Opera; è curioso osservare come questo affresco trecentesco fu il modello per la già ricordata tavola di Colantonio col medesimo soggetto, fa­cente parte del polittico per la famiglia Rocco pure un tempo a San Lorenzo, ora al Museo di Capodimonte. L’ambiente della Sala Capitolare è alto 7,50 metri, largo 16,30 e profondo 12,80. Conserva la struttura gotica, con sei volte a crociera sorrette da due antiche colonne di spoglio in granito; in ciò ricorda la Sala Capitolare di Sant’Agostino alla Zecca a Na­poli, di poco precedente. Vi sono affrescate decorazioni a grot­tesche, allegoriche, figure di Sand e di Villa, con al centro una pic­cola Immacolata e sotto la data 1608; sulle parti invece sono dipinti Fatti storici dell’Ordine, allegorie e numerosi ritratti di personaggi francescani di rilievo, entro ovali. Ne fu autore qua­si certamente Luigi Rodriguez.

La sala delle Virtù di Luigi Rodriguez (Sala Sisto V)

Costituito da una grandiosa sala rettangolare, lunga 43,60 mt e larga 9,80 mt, si accede ad un elegante vestibolo di epoca sveva che, secondo il Celano, una volta era affrescato come il chiostro. Nel 1972, sul lato sinistro vennero scoperte alcune trifore di chiaro stile svevo, simili ai tre grandi archi che nello stesso anno erano già stati portati alla luce sulla parete di divisione tra il chiostro ed il predetto vestibolo. Tutto ciò ha fatto pensare che sia questa sala che il vestibolo, furono costruiti dai frati minori prima della demolizione della chiesa paleocristiana.  Quando il complesso Francescano fu sottratto all’Ordine, questa sala fu destinata prima a mensa per le guardie municipali che alloggiavano nell’antico convento, poi a magazzino del teatro San Carlo: fu realizzato anche un ingresso, oggi esistente, dal sottostante vico Maiorani, attraverso un corridoio ed una scala che smonta quasi al centro della parete di destra. Gli affreschi sulle pareti e sulle volte risalgono ai primi anni del 1600: furono eseguiti da Luigi Rodriguez, durante il regno di Filippo III, per incarico del viceré Ferdinando Ruiz di Castro ed Andrada. La volta è divisa in sette scomparti, su ognuno dei quali sono dipinte a grandezza naturale cinque virtù; Più precisamente al centro di ogni scomparto è raffigurata una delle sette virtù principali (Clemenza, Provvidenza, Gravità, Magnificenza, Dignità Regia, Magnanimità, Affabilità), circondata da altre quattro virtù minori.  Nei semicerchi dei finti archi laterali corrispondente ad ogni scomparto, una volta si potevano ammirare vedute di Napoli e delle diverse provincie del Regno: oggi di esse è possibile ammirarne soltanto sei. Infine, la decorazione della sala è completata da stemmi, arabeschi ed allegorie. Soltanto la parte bassa delle pareti perimetrali, per un’altezza di 4 mt. dal pavimento, non venne ricoperta da affreschi: c’era l’usanza di rivestire queste porzioni di muri con arazzi e stoffe pregiate per aumentare la magnificenza del locale.